“Vogliamo risposte certe, la storia del nostro Convitto si può ancora riscrivere”

Arriva fino alla Meloni e al ministro dell’Istruzione la richiesta della ‘famiglia’ del Delfico: la lettera di genitori, docenti e personale sul futuro dello storico edificio scolastico

TERAMO – Quella che segue è l’accorata lettera scritta dalle persone che compongono la ‘famiglia’ del Convitto Nazionale Delfico di Teramo, protagonisti loro malgrado di una drammatica situazione personale, dopo il sequestro del Palazzo che ospita l’istituto e il Liceo Classsico, deciso dalla magistratura. Si tratta dei famigliari degli studenti, del personale amministrativo, del personale tecnico, dei guardarobieri, dei cuochi, dell’infermiera, del personale di portineria, dei collaboratori scolastici, degli educatori, dei docenti tutti, degli assistenti. E’ indirizzata alla Presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, al prefetto di Teramo, al presidente della Provincia, al sindaco di Teramo.

Ci teniamo in primis a rimarcare la nostra vicinanza e solidarietà alla Dirigente Daniela Baldassarre, per cui nutriamo profonda stima e affetto sincero e che rappresenta per noi tutti una figura insostituibile nella gestione della Nostra scuola. La sua abnegazione e il suo costante impegno nella gestione di ogni aspetto del Convitto sono sotto gli occhi di tutti.

La notizia della chiusura del Convitto Nazionale Melchiorre Delfico di Teramo ha lasciato sgomenta l’intera comunità scolastica e non solo. Quella che è stata colpita è una pietra miliare della Città. Per Noi tutti quella che è stata colpita è la nostra seconda casa. Per noi genitori e per i nostri figli il Convitto non è solo la Scuola che abbiamo scelto, ma è un luogo fondamentale per la formazione, la socializzazione e la crescita dei nostri figli.

Per noi facenti parte del personale scolastico tutto, il Convitto non è solo un luogo di lavoro, ma è una grande famiglia in cui dedizione e collaborazione non sono venuti mai meno. Il nostro Istituto è una complessa macchina in cui ognuno di noi rappresenta con orgoglio un ingranaggio indispensabile e utile al funzionamento dell’intero sistema, in cui si adoperano decine e decine di maestranze, alcune uniche nella Provincia, come cuochi, guardarobieri, infermiera, addetti alla portineria, personale amministrativo e tecnico, collaboratori scolastici in servizio ai piani, collaboratori scolastici in servizio alle camere, collaboratori scolastici in servizio nel refettorio, educatori, docenti di tutti gli ordini, assistenti.

Ogni figura ha contribuito a rendere il Convitto quello che oggi rappresenta: una magnificenza nel panorama scolastico teramano. Oggi ci troviamo ad aver paura che il Convitto venga pian piano smembrato e distrutto, svuotato dello spirito che in questi anni tutti insieme siamo riusciti a forgiare. Abbiamo timore che il Convitto non ci venga più restituito, non solo nella struttura, ma anche nell’anima. Siamo consapevoli ed è indiscusso che la sicurezza della struttura e pertanto la sicurezza dei degli studenti e del personale che vi lavora è al primo posto. Ma siamo anche consapevoli che nessuna scuola a Teramo e verosimilmente nell’intera Provincia raggiunge i coefficienti di vulnerabilità richiesti dalla normativa attuale. Così come è noto per altre strutture cardine della Città, come l’Ospedale, la Questura, le Chiese e tanto altro.

La chiusura della Nostra Scuola peraltro avrà un impatto senza precedenti non solo su studenti e lavoratori, ma anche sulle attività commerciali limitrofe, che vivono anche grazie all’afflusso costante e continuo di persone generato dall’Istituto. Come responsabili dei nostri figli e come lavoratori presso l’Istituto, ci siamo posti e ci stiamo ponendo tante domande, che qualcuno dovrebbe discutere con noi. La nostra voce deve essere ascoltata e ne abbiamo tutto il diritto.

Dato atto che la Magistratura ha chiaramente il sacrosanto dovere di agire secondo la Legge, siamo sicuri che aver dato ordine alla nostra Dirigente di far uscire decine di minori nel bel mezzo della giornata, con i genitori a lavoro o lontani, sia stata una decisione esente da rischi? Siamo sicuri che questa problematica non potesse essere valutata prima dell’inizio dell’anno scolastico così da permettere una migliore riorganizzazione per famiglie e lavoratori tutti? Siamo sicuri che interrompere all’improvviso il diritto allo studio a centinaia di ragazzi per un numero indefinito di giorni sia lecito, trattandosi di una problematica nota agli atti da circa 8 anni?

Siamo sicuri che le altre scuole della Provincia, i cui rilievi precedenti mostrano gravi indici di vulnerabilità e in cui verranno trasferiti gli studenti, siano più sicure del palazzo del Convitto? Chi ci darà queste garanzie? Chi si assumerà questa responsabilità stavolta? Siamo sicuri che queste altre scuole, chiuse anch’esse negli anni per risanamenti, possano adesso accogliere anche altri studenti date le condizioni in cui imperversano? Siamo sicuri che spostare gli studenti dalla scuola che hanno scelto in mezzo a tante, in scuole a loro sconosciute, senza nemmeno interpellare i genitori o chi per loro, sia eticamente corretto?

Siamo sicuri che i moduli provvisori, data la complessità dell’organizzazione e dei servizi del Nostro Istituto, saranno effettivamente consegnati dopo Dicembre? Che ne sarà dei servizi esclusivi attualmente offerti solo dalla Nostra scuola? Siamo sicuri che nessun servizio verrà sacrificato? E che ne sarà del futuro del Personale Scolastico tutto e delle figure presenti soltanto nella nostra Istituzione?

Ribadiamo che siamo quì a scrivere per far sentire la Nostra voce e che abbiamo bisogno di risposte certe e chiare e che faremo tutto il possibile per far sì che la storia del Convitto si possa ancora riscrivere”.

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